Rivoluzione digitale e riduzione dell’impatto ambientale sono due temi che nei prossimi anni saranno sempre più strettamente legati e che verranno affrontati in una prospettiva d’insieme. La digitalizzazione delle attività professionali, infatti, passerà necessariamente per uno sviluppo sostenibile, in grado di assicurare una crescita economica che non acuisca l’attuale crisi climatica.
In questo senso, diverse istituzioni stanno già volgendo lo sguardo alla fase post-Covid. Basti citare il Next Generation EU (Piano per la Ripresa Europea), lo strumento creato dalla Consiglio Europeo per sostenere una ripartenza delle imprese che sia green e digitale. Imprese e consumatori hanno ormai compreso la necessità di un cambio di passo nelle catene di produzione e nei consumi, diventando sempre più responsabili: se da un lato numerose aziende hanno avviato strategie green innovando la loro operatività, dall’altro sempre più clienti orientano le loro scelte in base all’impatto che queste società hanno sull’ambiente.
Questo impegno verso una maggiore sostenibilità ha un ritorno economico già oggi misurabile: all’Incontro annuale del Forum economico mondiale 2020 di Davos uno studio ha rilevato che le aziende che hanno bilanciato crescita economica, equità e sostenibilità ambientale hanno ottenuto migliori risultati rispetto ai loro competitor diretti. Ma quale impatto avranno le nuove tecnologie sullo sviluppo sostenibile delle imprese, in particolare in Italia?
Ad approfondire questo tema è la ricerca ‘Verso una net zero society. Tecnologie e strategie digitali per un mondo a emissioni zero’, progetto di Atos Italia e The European House – Ambrosetti. Secondo quanto emerge da questa ricerca, il digitale e l’evoluzione informatica potranno contribuire ad oltre il 50% del percorso di decarbonizzazione e neutralità climatica italiana da oggi al 2050. Nello specifico, si parla di un contributo del digitale responsabile del 53,2% dell’abbattimento delle emissioni inquinanti; di queste, il 17,8% sarà realizzato direttamente dal digitale e il 35,4% in maniera indiretta: un impatto, quindi, di assoluto rilievo. “Nella strada italiana per la transizione”, si legge, “sarà necessario implementare 20 leve digitali strategiche, acceleranti o abilitanti – tra Automazione, Intelligenza Artificiale, Internet of Things, High Performance Computer, Digital Twin e Piattaforme digitali – in favore degli otto settori oggi maggiormente coinvolti nei consumi di emissioni inquinanti del Paese: i trasporti, il settore elettrico, il settore manifatturiero, i servizi, i rifiuti, le famiglie e i consumi domestici, l’agricoltura, i processi industriali e altre fonti fossili”.
Il cambiamento del modello di sviluppo aziendale in ottica sostenibile e digitale è oggi prioritario: le nuove tecnologie e lo sviluppo verde saranno i pilastri non solo della ripartenza post-pandemica, ma anche della crescita sostenibile delle imprese negli anni futuri.